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Giustizia e pace: diritti da salvaguardare e promuovere
Maturità individuale e coesione nella coppia

Tutte le religioni unite nella preghiera per la pace. La sera di mercoledì 21 settembre davanti al Municipio di Monza in occasione della veglia interreligiosa per la pace il fuoco della speranza è tornato ad ardere. E a illuminare, dal braciere collocato al fianco della scala del municipio, il palco dal quale i rappresentanti di diverse confessioni religiose e movimenti spirituali hanno intonato con canti e preghiere il loro appello alla pace.

Da 12 anni a questa parte la veglia di preghiera organizzata dall’Universal Peace Federation è diventata un appuntamento fisso che si ripete ogni anno in occasione della Giornata Internazionale per la Pace indetta dalle Nazioni Unite. Quest'anno si è notata la presenza in piazza di alcuni volontari dell'associazione dei City Angels.


Una giornata, ha ricordato Carlo Chierico, presidente della sezione monzese dell’UPF, che ci vede in tanti riuniti all'aperto, persone di fedi, nazionalità e culture diverse, per condividere un momento di riflessione, consapevoli che non abbiamo il potere di far cessare i conflitti ma almeno di prendere consapevolezza del valore della preghiera insieme, come sostegno spirituale per la pace nel mondo ma anche per un approccio diverso e più altruista nella vita di tutti i giorni.

Perché ogni guerra di religione è una grande menzogna, perché solo la pace, e mai la guerra, può essere santa. Lo ha ricordato papa Francesco nel corso dell’incontro interreligioso organizzato ad Assisi dalla Comunità di Sant’Egidio, come ben espresso alla veglia da Giorgio Del Zanna, appena tornato dall'incontro di Assisi.

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A rappresentare il Comune di Monza, era presente la ViceSindaco Cherubina Bertola che ha sottolineato il senso della presenza delle istituzioni a una veglia religiosa per la pace: “Compito di chi ha un ruolo istituzionale è garantire il rispetto dei diritti per tutti i membri della comunità, e solo in una condizione di pace e di coesione sociale questo è possibile. E chi amministra la città non può che mandare messaggi di coesione sociale, se vuole fare bene il proprio lavoro”.

La serata di testimonianze e preghiere si apre con le parole di suor Marilena delle suore Misericordine, ‘missionarie’ a Monza: “Ciò che unisce tutti noi”, sottolinea di fronte alla platea, “è l’essere credenti in Dio, che ama la pace e vuole che tutte le sue creature vivano in pace. Il seme di pace è già dentro di noi, si chiama incontro, desiderio di conoscenza delle nostre diversità, possibilità di pregare insieme, disponibilità a coltivare pensieri di reciproca accettazione, desiderio di conoscere e di godere ciò che di bello e di buono gli altri ci offrono.

L’importanza della preghiera, in tutte le religioni, è rimarcata anche da Ettore Fiorina, della Upf Monza, che sottolinea: “Nessuno può escludersi dal pregare“. E continua: “Nella Torah si legge che per dare inizio a una preghiera è necessario che siano presenti almeno dieci uomini adulti, perché la preghiera ha senso solo in una comunità, proprio come accade questa sera. A volte, di fronte al dolore è difficile scommettere sulla speranza. Ma altrettante volte vedendo tanta forza nel dolore, vedendo un’umanità che vuole andare avanti, superare ogni cosa - come sta accadendo oggi dopo il terremoto in centro Italia - mi piace pensare che il Creatore stesso si meravigli di aver dato vita a creature così forti.

Di una “sinfonia di preghiere per la pace” hanno parlato anche Maria Grazia Robbiati, Ester Galli, mentre particolarmente toccanti sono state le parole dei due giovani esponenti di fede musulmana: Dalia, ragazza di origine egiziana da 7 anni a Monza con la famiglia che ha voluto ringraziare la comunità cattolica di Regina Pacis per l'aiuto dato a loro, che hanno voluto ricambiare con attività di volontariato in parrocchia, e Tourè, giovane senegalese, da circa 2 anni a Monza, desideroso di poter continuare a vivere in Italia, che ha sottolineato come purtroppo i pregiudizi siano difficili da superare e la fede spesso è un'arma che aiuta a sentirsi uguali, di colore diverso ma figli dello stesso Dio.

Dopo un piccolo intervallo ad opera dei ragazzi del coro sudamericano di Monza, che danno vita a un momento di canto molto coinvolgente (preceduto dalla lettura di una famosissima preghiera di Madre Teresa di Calcutta), nella Piazza Trento e Trieste riecheggia un altro canto, quello di due pastori evangelici: Sammy, di origini ghanesi e Daniele, di origini argentine, che sottolineano entrambi come Dio sia nient’altro che amore: “L’amore è come il sale che tutti noi utilizziamo. Per dare forza alla nostra preghiera dobbiamo essere uniti, avere amore gli un per gli altri. E l’amore si basa sul rispetto reciproco che tutti noi dobbiamo avere nella vita di tutti i giorni. Abbiamo religioni diverse”, conclude, “ma tutti noi dobbiamo amarci gli uni con gli altri, come ci ha insegnato Gesù.”

Molto originale il contributo di Renato Vallone del movimento unificazionista che, legge una sua poesia: Dio parla agli uomini e dice loro, rassicurandoli, che non hanno nulla da temere, ogni difficoltà verrà superata grazie al suo infinito amore nei nostri confronti.

È quindi la volta dei templari, che indossano un abito che rimanda alle crociate, ma affermano che “la crociata oggi non è più in terre lontane, la stiamo facendo qui, in Occidente. Perché l’Africa ora è qui, non intesa come povertà materiale, ma come ‘Africa spirituale’. L’unico modo per costruire la pace, continua Gian Mario Zoadelli, è riuscire a vedere Dio in ogni uomo, e seguire l’insegnamento di Gesù; ama il prossimo tuo come te stesso. Costruire la pace non vuol dire manifestare contro la guerra, ma manifestare a favore della pace”

“Al centro della nostra preghiera per la pace, vorrei che ci fossero le azioni concrete”, sottolinea il monaco buddhista Cesare. “Le azioni sono ciò che conta davvero, prima di ogni meditazione e di ogni parola. Se fare del male agli altri è un suicidio spirituale e materiale, fare del bene agli altri è il modo migliore per fare del bene a se stessi”.

Nella giornata in cui Aung San Suu Kyi, leader birmana e premio Nobel per la Pace, è stata chiamata a parlare all’Onu proprio in occasione della giornata per la pace, sulla pedana di Monza la signora birmana Winlegge un messaggio scritto dalla stessa Aung San Suu Kyi circa vent’anni fa, mentre si trovava agli arresti domiciliari: “Ognuno di noi deve costruire la pace interiore, dobbiamo rispettarci uno con l’altro. È questo spirito che ci permetterà di avere un futuro migliore”.

“L’uomo si sacrifica oggi più per il successo personale che per quello della società”, sottolinea il maestro Amadio Bianchi, “pagando però come prezzo per la sua incoscienza la punizione dell’infelicità, della sfiducia reciproca e dell’insicurezza. È invece il momento di fare qualcosa, agire in modo costruttivo. Una società del terzo millennio deve essere basata sul rispetto, sulla coscienza della diversità e delle esperienze interiori. La nostra società deve tornare a sperare, credere ed avere fiducia nei suoi migliori ideali e lavorare a un progetto universale di fratellanza”.

La serata di preghiera si conclude infine con l’esortazione di padre Alberto dei missionari cattolici Padri Bianchi, a essere vicini gli uni agli altri anche nella vita di tutti giorni, come a noi cristiani ha insegnato Gesù: “Questa sera ci siamo riuniti non nei nostri templi, nelle nostre chiese e sinagoghe, ma in una piazza, un luogo pubblico, di tutti. Anche nella vita di ogni giorno possiamo avvicinarci gli uni agli altri, guardarci negli occhi e salutarci nelle lingue rispettive. Invito le donne cristiane a salutare le donne musulmane dicendo Salam alaykum”. Dopotutto”, conclude, “imparare due parole di arabo non costa nulla”. E può essere un piccolo ma importante passo verso l’altro.

Nessuno può escludersi dal pregare o almeno riflettere sulla grande tematica della pace, aveva sottolineato Carlo Chierico, che chiude citando il fondatore della UPF, Rev. Sun Myung Moon, asceso al Cielo 4 anni fa, dopo una vita dedicata alla pace insieme alla moglie, la dott-ssa Hak-Ja Han che continua a portarne avanti la missione, con tantissime attività tra persone di tutte le fedi che collaborano insieme, trascendendo le differenze. E dopo le preghiere a più voci degli esponenti delle varie comunità religiose, la serata si conclude con l’accensione di tante candele, una per ciascuno dei partecipanti, come simbolo di un nuovo inizio, per tornare a far brillare, nei cuori di ognuno, la speranza e la preghiera di tutte le religioni per un mondo di pace.

Articolo e Foto di Francesca Radaelli

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